The Meyerowitz Stories, noto anche con il titolo The Meyerowitz Stories (New and Selected), è un film del 2017 scritto e diretto da Noah Baumbach.
Noah Baumbach costruisce con The Meyerowitz Stories un film che in superficie appare come una commedia su una famiglia disfunzionale, ma nel profondo diventa un ritratto filosofico del legame come prigione affettiva.
New York è il teatro mentale dove si consuma la liturgia privata dei Meyerowitz.
Il padre-patriarca, interpretato da inusuale Dustin Hoffman, non è solo un artista fallito, ma un padre narcisista incapace di confrontarsi con il suo fallimento esistenziale che trasforma i figli in strumenti di conferma. È una figura insieme ironica e tragica, archetipo dell’intellettuale ebreo-newyorkese, dove la nevrosi diventa una forma d’arte.
Attorno a lui orbitano i tre figli che incarnano risposte opposte allo stesso vuoto: Adam Sandler, dolente e disarmato, e Ben Stiller, iperfunzionale e ossessivo. Il primo cerca di sopravvivere alla delusione; il secondo tenta di meritare l’amore attraverso l’efficienza. Entrambi falliscono, ma nei loro fallimenti si rivela l’impossibilità di essere adulti quando non si è mai stati amati davvero.
Baumbach dirige con rigore: scava tra gli interstizi della comunicazione, lascia che la macchina da presa osservi i personaggi come se cercasse, nei loro silenzi, la traccia residua di un’intimità possibile.
L’effetto è di una disforia familiare sottile, una confusione d’identità che nasce dall’amore e nonostante l’amore.
Sotto l’ironia e il ritmo nevrotico, si avverte una corrente spirituale trattenuta: una ricerca di senso.
E forse, in questa incapacità di perdonarsi, The Meyerowitz Stories trova la sua forma di grazia: la consapevolezza che anche la fragilità è una forma di eredità.