I Downliners Sect sono sempre stati fuori dal coro. Troppo sporchi per il beat, troppo selvaggi per il pop, troppo fuori dai giri per scendere a compromessi. Negli anni ’60 avevano già il suono e l’attitudine che il punk avrebbe reso universali. Nel 1979 tornano con Showbiz e dimostrano che non si sono mai persi per strada.
Questo disco è un pugno in faccia. Nessuna nostalgia, nessun ammiccamento. Solo chitarre crude, ritmi serrati, energia pura. Il punk è ormai esploso, ma loro non devono inseguire nessuno. Ci arrivano per conto loro, con il loro suono sporco, elettrico, senza fronzoli. La produzione è essenziale, diretta, brutale. La batteria pesta come un martello, il basso pulsa, la chitarra taglia come una lama arrugginita. Don Craine e soci suonano con la fame di chi non ha mai smesso di crederci.
I pezzi sono schegge di rock ‘n’ roll allo stato puro. “Showbiz” è uno sberleffo feroce all’industria musicale. “Rock ‘n’ Roll Sermon” è un manifesto di libertà. “Little Queenie” e “House of Horror” sono veloci, sguaiate, letali. “I’m Hooked On You” mescola garage e blues con una naturalezza disarmante.
Non c’è un attimo di tregua. Ogni brano ha l’istinto e la rabbia di chi non ha nulla da perdere. Questo non è il disco di una vecchia gloria che prova a restare a galla. È punk rock senza filtri, senza regole, senza rimpianti.
Showbiz è un gioiello grezzo, un disco che non fa prigionieri. I Downliners Sect non si sono mai piegati. E si sente.