Opera prima e unica regia di Gary Oldman, Niente per bocca è un film che sembra emergere dalle viscere stesse della Londra suburbana dei primi anni Ottanta. Non c’è nulla di ornamentale, nulla di compiaciuto: solo la cruda anatomia di una famiglia working class allo sbando, travolta da alcool, droga e violenza domestica. È un film che puzza di realtà, di birra stantia e di rabbia repressa.
Ferocemente autobiografico, Oldman costruisce il film come un atto di esorcismo personale: il padre alcolizzato, la madre succube, i figli spettatori e vittime. Il suo sguardo è insieme impietoso e dolente, come se cercasse nella messa in scena una redenzione impossibile. Lo stile, frammentario e febbrile, è debitore tanto del realismo di Ken Loach quanto del lirismo disperato di Alan Clarke e Lindsay Anderson. Ma dove Loach conserva una speranza di riscatto, Oldman affonda nel buio: la sua Londra non offre vie d’uscita, solo stanze claustrofobiche e notti interminabili.
Girato prevalentemente in interni e con una fotografia livida, quasi monocromatica, il film sembra respirare l’aria tossica dei pub e delle case popolari. I movimenti di macchina nervosi e le inquadrature ravvicinate ricordano il cinema-verité e la telecamera sporca di Made in Britain o Scum: la macchina da presa non osserva, partecipa.
Ray Winstone offre una delle prove più intense del cinema britannico contemporaneo: la sua fisicità brutale, il suo volto segnato, incarnano perfettamente l’alter ego di Oldman, un uomo che ama e distrugge, che chiede perdono mentre colpisce. Accanto a lui, Kathy Burke, straordinaria, regala una performance di dolore trattenuto, di dignità offesa.
Niente per bocca è un film urlato e sincero, ma mai gratuito. È la confessione di un figlio che tenta di comprendere il proprio passato e lo fa con la sola lingua che conosce: quella del cinema, aspra e sanguinante. Un film necessario, che si colloca nella grande tradizione del realismo sociale inglese, ma con un’intensità quasi dostoevskiana.
Un esordio che resta un unicum: un film malato, vitale, disperato e bellissimo.