LA PARASHA KI TISA E IL MIDRASH DELL’ANGELO DELLA VERITA’.
La Parasha “Ki Tisa” (כִּי תִשָּׂא) si trova nel Libro dell’Esodo (Shemot) Questa porzione della Torah racconta diversi eventi importanti, tra cui La vicenda del vitello d’oro e la rottura delle tavole della Legge da parte di Mosè.
Mentre Mose è sul monte Sinai per ricevere le tavole della legge, il popolo israelita diventa impaziente e chiede a suo fratello Aaron di creare un idolo da adorare. Aaron acconsente e fonde un vitello d’oro, che il popolo inizia ad adorare come una divinità. Quando Mose scende dal monte e vede ciò che è accaduto, è profondamente sconvolto e rompe le tavole della Legge.
Esiste un Midrash, secondo me molto bello, che narra che nel momento in cui Mose vide il popolo adorare il vitello d’oro, rimase estremamente turbato. Si dice che, in quel momento, l’Angelo della Verità venne da lui e gli disse: “Mose, cosa stai facendo? Non è giusto distruggere le tavole della legge che hai ricevuto direttamente da D-o!”.
Mose rispose: “So che queste tavole sono sacre, ma il popolo ha peccato gravemente agli occhi di D-o. Non posso portare queste tavole tra di loro, altrimenti sarebbero viste come una benedizione per il loro peccato”.
L’Angelo della Verità capì la profonda preoccupazione di Mose e gli suggerì un compromesso. Suggerì a Mose di rompere le tavole, ma di conservarne i frammenti. In tal modo, i frammenti delle tavole sarebbero stati custoditi e protetti, mentre Mose avrebbe potuto guidare il popolo verso la redenzione.
Mose seguì il consiglio dell’Angelo della Verità e ruppe le tavole. I frammenti furono poi conservati nell’Arca dell’Alleanza insieme a una seconda coppia di tavole che ricevette successivamente.
Il compromesso proposto dall’Angelo della Verità suggerisce che spezzare completamente le tavole avrebbe significato la rottura totale della relazione tra D-o e il popolo, senza lasciare spazio per la redenzione. Tuttavia, conservando i frammenti delle tavole, Mose avrebbe potuto mantenere vivo il ricordo della legge e offrire al popolo la possibilità di pentimento e rinnovamento.
Questa interpretazione riflette una visione della giustizia che incorpora sia la severità che la misericordia. Pur riconoscendo la necessità di punire il peccato e di far fronte alle conseguenze delle azioni del popolo, si offre anche una via per la riconciliazione e per il perdono, permettendo al popolo di imparare dalla loro esperienza e di cercare di ristabilire la loro relazione con D-o.