Una sensazionale parodia del bildungsroman? Una imponente satira di tutti i vizi umani? Un eccentico romanzo storico? Un monumentale pamphlet filosofico? Un capolavoro del post-moderno?
“Il coltivatore del Maryland” di John Barth è tutto questo e molto altro. Accolto dalla critica americana con ammirazione e stupore alla sua uscita nel 1960, “Il coltivatore del Maryland” è nell’impianto un romanzo storico, ma del romanzo storico segna in qualche modo la fine, tale è la potenza dissacrante delle sue pagine. E’ una “allegoria morale”, ma anche una “farsa epica”, sicuramente è uno dei libri più spassosi mai scritti da inserire insieme ai classici di Rabelais, Sterne ma anche Pynchon.
Capolavoro assoluto del ‘900 che mancava da decenni sugli scaffali e finalmente ristampato dai tipi di Minimunfax mantenendo la straordinaria traduzione di Bianciardi.