Augusto De Angelis, grandissimo giallista italiano attivo negli anni Trenta, e poi morto per mano di picchiatori fascisti. Una trama originalissima e moderna: l’indagine relativa ad un cadavere rinvenuto, orrendamente sventrato, in un albergo di infimo ordine invischia il Commissario De Vincenzi in un intrigo internazionale cui fa da sfondo la neonata questione ebraico-araba (siamo nel 1930).
Oltre a una scrittura magistrale e a una capacità assolutamente non scontata di sviluppo psicologico dei personaggi De Angelis per la prima volta descrive gli ebrei, pur se con tratti tipici dell’immaginario dell’epoca, come figure positive che si muovono da eroi sullo scenario di una spy story internazionale dalle atmosfere gotiche. Interessante una curiosa particolarità storico letteraria: la politica del fascismo verso la narrativa criminale che imponeva per i protagonisti negativi nomi stranieri e ambienti bizzarri e inusuali.