Disastro al botteghino. È il primo film di Nino Frassica, reduce dal successo televisivo di Quelli della notte, e segna anche una curiosa deviazione per Nichetti verso un cinema trash-pop ancora tutto da definire.
Il film, oggi, è sicuramente un cult da rivalutare. Frassica regge praticamente da solo un racconto sgangherato, costruito su una trama che si dissolve di scena in scena, ma resta oggettivamente divertente.
Il McGuffin iniziale è irresistibile: Frassica parte per Roma per risolvere il “problema mondiale della forfora”. Una trovata geniale che racchiude tutto il suo non-sense.
Eppure, quello che sembrava un film per famiglie e bambini si rivelò ostico: il gamelot frassichiano, fatto di tempi comici sospesi, linguaggi deviati e nonsense semantici, era troppo avanti per il pubblico dell’epoca.
Il personaggio interpretato da Frassica non è affatto banale: ricorda, più che certi modelli comici italiani, la figura dello scemo russo (penso a Gogol) e persino quella dello schlemiel yiddish, il perdente metafisico, il disadattato poetico che attraversa il mondo senza capirlo.
Nichetti, dal canto suo, dirige bene Frassica, costruendo — o meglio de-costruendo — una trama surreale popolata di personaggi bizzarri e stravaganti. Ma non bastò, all’epoca, per convincere né critica né pubblico.
Un film da recuperare.