Film stracultissimo e trashissimo della coppia Albano e Romina. Musicarello disgraziato e imbarazzante girato fuori tempo massimo, fortemente voluto da Albano sulla scia del successo ottenuto con il brano “Ci sarà” (presentato dal duo nel “baudesco” Sanremo ’84). La pellicola si apre con un esilarante Mcguffin in un lontano futuro dove una coppia di nonni ( A&R, invecchiati un po’ raffazzonatamente) raccontano ai loro nipotini la storia del loro amore. La pellicola, che raggiunge vette quasi inarrivabili di trashismo, è una delirante e grottesca commedia rosa sgangheratissima girata dopo vicissitudini economiche e artistiche allucinanti tra le quali la defezione di Maurizio Lucidi che mollò la regia del film a metà lavorazione a Grimaldi, e chiese espressamente di non essere accreditato. Senza capo nè coda, esterni autunnali depressivi, fotografia lugubre quasi Fulciana, da ricordare la geniale scena finale con Albano e Romina insieme a un gruppo di bambini che pestano (non troppo saggiamente) un prato pieno di siringhe mentre cantano Felicità. Da leggere come maldestro spot contro la droga.
Nel cast una grandissima esuberante Gegia nel ruolo della sua vita come amica sguaiata di Romina, un discreto Renzo Montagnani nel ruolo del prete “fumino” e la Mazzamauro un po’ a disagio. Tra gli attori anche il grandioso Edmund Purdom, che all’epoca per sopravvivere raccattava comparsate.
Di sinistro culto tra i cine-necrofili per la presenza inquietante nelle scene iniziali di Ylenia Carrisi, nel ruolo della nipotina. Disastro al botteghino a cui è seguita anche una immeritata (e non spiegabile) non-rivalutazione anche in chiave trash.
Per quanto mi riguarda uno dei miei film di culto da sempre.