Thriller spettrale e glaciale, The Card Counter segna il ritorno di Paul Schrader al suo cinema mitopoietico dopo alcune prove meno riuscite, e rilegge con sensibilità postmoderna Bresson costruendo un racconto di chiara ispirazione dostoevskijana sul tema della colpa e della redenzione. Il protagonista, un ex torturatore militare che si reinventa come giocatore di carte professionista, incarna una tensione morale costante, resa visibile da una regia cupa, scarna, minimale e allucinata. Schrader utilizza con grande efficacia il grandangolo deformante nei flashback, che traduce visivamente il trauma e la distorsione interiore del personaggio. Prodotto da Martin Scorsese, il film conferma la solidità di Schrader come autore morale e metafisico del cinema americano contemporaneo, capace di fondere introspezione etica e forma rigorosa in una parabola di espiazione laica. Straordinaria la prova di Oscar Isaac, misurata e tormentata, perfettamente in linea con l’austera inquietudine del film.
David Pacifici