Romanzo monumentale e ingiustamente meno noto del fratello Isaac Bashevis, la famiglia Karnowski è una delle più lucide e dolorose rappresentazioni dell’assimilazione ebraica nell’Europa del Novecento. Israel J. Singer costruisce una saga di tre generazioni di ebrei polacchi trapiantati a Berlino, nel cuore della civiltà tedesca, là dove l’ebraismo intellettuale e secolarizzato credeva di aver trovato la sua definitiva legittimazione. Ma la storia, con la sua implacabile ironia, trasforma quel sogno in un incubo.
David Karnowski, il patriarca, abbandona la Polonia per la “civilissima” Germania, convinto che l’istruzione, la lingua e l’integrazione siano la via della redenzione. Il figlio Georg, educato al motto “ebreo in casa e tedesco fuori”, diventa un medico rispettato e perfettamente integrato, ma la sua ascesa sociale coincide con il lento crollo delle sue certezze: la società che lo aveva accolto lo rigetta, privandolo non solo dei suoi beni ma della propria identità. Il nipote Jegor, ultimo anello della genealogia, vive in un conflitto insanabile tra il bisogno di appartenere e la vergogna di essere ciò che è, e la sua autodistruzione segna la fine simbolica di un’intera civiltà.Singer scrive in yiddish, ma il suo sguardo è europeo, spietatamente moderno. Con una prosa limpida e tagliente, attraversata da ironia e pietà, descrive la dissoluzione morale di una borghesia che credeva nella ragione, nella scienza, nella cultura come antidoti al pregiudizio, e scopre invece che la Storia non ha memoria. L’assimilazione, che doveva essere liberazione, diventa una forma di oblio; la modernità, promessa di emancipazione, si rovescia in catastrofe.
Romanzo di psicologia collettiva e tragedia familiare, la famiglia Karnowski è un’opera di vertiginosa attualità: un trattato narrativo sulla fragilità dell’identità e sulla colpa di voler essere accettati. Singer, con lucidità quasi profetica, mostra come la civiltà europea, nel momento della sua massima razionalità, abbia preparato la propria barbarie. Un capolavoro sommerso, che racconta non solo la fine di una famiglia, ma la fine di un’illusione.