Pierre Bayard, psicanalista e critico letterario francese, non si limita a leggere The Murder of Roger Ackroyd di Agatha Christie: lo disseziona, lo rovescia, lo ricompone come un caso irrisolto. Il celebre romanzo del 1926  quello in cui l’assassino parrebbe essere lo stesso narratore, viene smontato pezzo per pezzo fino a diventare qualcos’altro: un’indagine sul potere stesso della narrazione.Con la sua solita eleganza teorica, Bayard non “corregge” Christie: la prende alla lettera. Esamina i dettagli, le omissioni, gli slittamenti linguistici e le incongruenze logiche del testo per costruire una controinchiesta rigorosa, in cui ogni indizio porta verso una soluzione diversa,  più coerente, più plausibile, e, paradossalmente, più fedele alla psicologia dei personaggi. L’operazione non è una provocazione, ma una lezione di metodo: Bayard mostra che ogni romanzo poliziesco nasconde un secondo romanzo, sepolto sotto la superficie dell’intreccio, e che spetta al lettore riportarlo alla luce.
In questo senso, Chi ha ucciso Roger Ackroyd? è molto più di una reinterpretazione: è una riflessione sul ruolo del lettore come detective, sull’idea che la verità letteraria non coincida mai con la soluzione proposta dall’autore. La Christie, secondo Bayard, avrebbe costruito inconsciamente due storie sovrapposte: una visibile, rassicurante, chiusa nella logica del giallo classico; e una nascosta, ambigua, in cui il colpevole è un altro  forse il testo stesso, forse il lettore che lo decifra.
Il risultato è un saggio affascinante e spiazzante, a metà tra critica e narrativa investigativa, che ribalta il principio fondante del giallo: non è l’autore a risolvere il mistero, ma chi lo legge. Bayard ci invita così a rientrare nella scena del crimine con nuovi occhi, a diffidare della soluzione ufficiale e a scoprire che, dietro ogni whodunit, si nasconde un’altra domanda, più radicale: chi ha davvero scritto la verità?