I diari di John Cheever, scritti dalla fine degli anni quaranta fino alla sua morte nel 1982. Forse il libro più bello di Cheever, un diario che può essere letto anche come romanzo incompiuto.
Pensieri sparsi, gli schizzi, i racconti di giornate altrimenti dimenticabili, viaggi, matrimoni, successi e fallimenti. Cheever ci racconta le sue battaglie. Che alla fine sono le battaglie quotidiane di tutti. Il matrimonio sofferto, la famiglia d’origine, genitori sfuggenti e sopravvissuti a un piccolo tracollo economico; un fratello esaltato e alcolista: specchio oscuro di John. Il sesso, le amanti giovani ma soprattutto gli amanti, gli uomini con cui Cheever affronta una drammatica lotta per definire le proprie pulsioni. L’alcol, la dipendenza costante. La religione, un cattolicesimo sofferto, a tratti punitivo, a tratti liberatorio. E infine, la scrittura, l’arte, il mestiere, la via per trovare un successo che non è mai pieno, e mai potrebbe esserlo, nel confronto con i colleghi, che siano vivi o morti. In queste pagine ci è data la possibilità di seguirlo in un dialogo serrato con se stesso, di starlo ad ascoltare mentre cerca di capire e registrare le infinite variazioni del suo intimo sentire. Qui la scrittura di Cheever è totalmente libera, folgorante, una fonte inesauribile di poesia e di struggenti considerazioni sulla natura dell’amore, del sesso, del desiderio e della vita. Uno dei libri più belli del ‘900