Mystery Train – Martedì notte a Memphis (Mystery Train) è un film del 1989 scritto e diretto da Jim Jarmusch, interpretato tra gli altri da Joe Strummer, Steve Buscemi e Tom Waits.
In Mystery Train Jarmusch orchestra, con l’imperturbabile rigore di un maestro zen e con la svagata leggerezza di un flâneur post-moderno, un trittico narrativo che s’innesta sul vinile graffiato della memoria collettiva e fa della notte di Memphis un palinsesto dove il fantasma auratico di Elvis galleggia fra motel scrostati, binari arrugginiti e jukebox balbettanti.
La fotografia di Robby Müller, tutta neon livido e ombre lattiginose, usa la profondità di campo come strato archeologico così che ogni inquadratura diventa reliquia rock’n’roll, mentre lo stupore dei due turisti giapponesi rovescia l’esotismo occidentale rivelando, nel controcampo, il feticismo orientale per il mito americano.
La regia procede per ellissi cangianti, cita Ozu nello spazio-cuscinetto fra i piani, e la colonna sonora di John Lurie, un blues minimalista in forma di basso ostinato, salda le tre storyline in un’unica partitura di malinconia elettrica dove Screamin’ Jay Hawkins funge da coro tragico meticcio, custode ironico di un tempo ibernato.
Jarmusch innesta così l’“eterno ritorno” nietzscheano dentro il cinema indie, dimostrando che la linearità causale può sciogliersi in un rizoma di risonanze acustiche, e firma un poema audiovisivo che, fra citazionismo controluce e humour ipnotico, diagnostica la deriva del sogno americano senza cedere all’apocalisse, semmai cortocircuitando high-brow e pop in una coreografia di sguardi, eco e silenzi che, come il treno-spettro del titolo, attraversa città e Storia lasciandoci nell’orecchio il crepitio perenne di un vinile che salta.