Non è solo l’inizio, ma il punto in cui la coscienza si accende e scopre di esistere. La radice ר–א–שׁ (Resh–Alef–Shin) non indica solo la “testa”, Rosh, ma il centro da cui prende forma il pensiero, la sorgente da cui ogni atto creativo scaturisce.
La ר (Resh) è la soglia: contiene l’osso e il fuoco, la struttura e l’energia. È l’immagine stessa dell’essere umano, fragile ossatura animata da una fiamma che tende a creare e distruggere.
La ב (Bet), prima lettera scritta della Torah, non guarda indietro.
È una casa, un contenitore, il principio di ordine che argina il caos. È il gesto con cui la mente delimita il suo spazio per poter pensare, amare, vivere.
Così Bereshit non racconta solo la nascita del “mondo”, ma il momento in cui ognuno di noi ricomincia: quando il disordine interiore trova una forma, quando l’inizio diventa fondamento.
Ogni anno, nella Parashà Bereshit, il testo ci ricorda che la creazione è ancora aperta e che “in principio” accade ogni volta che impariamo a fare spazio dentro di noi perché qualcosa, di nuovo, possa nascere.
Shabbat Shalom