Fifty Foot Hose, di San Francisco il cui unico album, “Cauldron” del 1967 è un vulcano di suggestione dentro il quale il bassista Louis Marcheschi, i coniugi Blossom (lei voce, lui chitarra) si divertirono a mescolare influenze fra le più disparate, garage, tanta elettronica primitiva, atmosfere folk, psichedelia distorta, spruzzate di musica concreta. Un disco avulso dal suo tempo dove l”uso dell’elettronica e degli effetti sonori è all’avanguardia, e anticipa il suono di gruppi come i Kraftwerk e i Tangerine Dream.. Partendo dai brevi interludi elettronici che si alternano a tracce vere e proprie, fra proto ambient e rumorismo, quasi un anno zero per le sperimentazioni dell’elettronica a venire. I brani sono tutti degni di menzione, dalla melodia ascendente di “If Not This Time”, passando per l’elettro-blues stellare di “The Thing That Concern You”, il proto sound sabbathiano di “Red The Sign Post”, la ballata sintetica a lento rilascio di LSD di “Rose”, una cover cosmic folk di Billie Holiday (“God Bless The Child”) fino ad una titletrack per voci processate, gemiti da film di Vincent Price, tetra colonna sonora per una personale strage di Bel Air. Infine ci sono i 10 minuti di “Fantasy”, in cui si parte elettronici, si continua su binari psych rock, ci si inquieta con spruzzate di proto synth malati e si finisce sfiancati su ritmiche forsennate