È il suo unico film da regista e il suo ultimo film come attore.
Meravigliosa pellicola stratrash! Allucinante cartella clinica su celluloide, un incrocio tra Dogma, Carmelo Bene e i Vanzina, scandito da un ritmo esasperante e contrappuntato da ininterrotte sviolinate da incubo. Il tutto racchiuso nel fullscreen tipico delle produzioni Mediaset. Il Paganini di Kinksi è il film meno film mai girato. Siamo oltre il delirio egoico “wannabe” herzoghiano. Kinsky cerca di riesumare il Nosferatu ma quello che ne viene fuori è un super disastro: un’orgia di primi piani di Kinksi stesso tra l’altro auto-doppiato, con un parruccone improbile e le basette tinte di un agghiaccinate nero corvino. Microdeliri superomistici impreziositi da dialoghi ricchi di orride perle. Colonna sonora: un loop ininterrotto di un unico brano brutalizzato da un violino. Klaus all’apice della follia senile è accompagnato da un supercast di trashioni da competizione: la Caproglio (all’epoca sua amante) Donatella Rettore, Eva Grimaldi e ciliegina sulla torta il mimo Marcel Marceau suggello e garanzia di produzioni al limite dell’umano. Uno dei film più assurdi della storia del cinema. Lo vidi da solo in sala al cinema Excelsior. Era l’estate del 1989.