El Rey del Once (The tenth man) – Un film di Daniel Burman, Argentina 2016.
 
Il protagonista si chiama Ariel (Alan Sabbagh), vive e lavora a New York, e dopo anni di assenza torna a Buenos Aires. La sua speranza è di riuscire a ricostruire il rapporto deteriorato col padre Usher, fondatore di un’organizzazione a sostegno dei poveri nell’undicesimo distretto della città, El Once, già quartiere ebraico. Noi lo seguiremo per sette giorni, i sette capitoli di questo viaggio.
E quello a cui assistiamo non è solo un viaggio da una città caotica ad un’altra più confusa e affollata, ma è soprattutto l’esplorazione e l’evoluzione di una persona con legami ingarbugliati e irrisolti.
Il lungometraggio di Daniel Burman, presentato a Berlino, è ambientato nel quartiere in cui lui stesso è cresciuto, si addentra in tradizioni religiose, stranezze del rione, e nei meandri dei legami umani del nostro tempo che anche lui ha toccato con mano. Il rapporto disfunzionale padre-figlio viene mostrato in tutta la sua naturalezza; le usanze religiose diventano pittoresche ma rimangono sino all’ultimo autentiche; il gioco della seduzione è goffo e divertente. In El rey del Once il dramma, la commedia, la finzione e il documentario (Usher interpreta sé stesso ed è in mezzo alla sua gente) coesistono e rimangono mirabilmente in bilico sino alla fine, incorniciati dalla fotografia di Daniel Ortega sempre pronta a catturare piccoli, importanti, dettagli.