Definirlo agghiacciante è riduttivo, Silvio Muccino & la sua zeppola danno vita ha un obbrobio quasi senza precedenti. L’ex giovane fratello di suo fratello marca il suo esordio dietro la macchina da presa superando se stesso: un susseguirsi di sfighe indigeste che hanno come approdo edipico una tardona da competizione. La smania autoriale di Muccino è indomabile: confonde il melodramma da fotoromanzo con il romanzo di formazione, tenta di fare un film con introspezione psicologica ma il tutto risulta involontariamente comico. Pretenzioso, presuntuoso, superficiale e tedioso. L’unica cosa da salvare del film è il cane che alza la media della recitazione complessiva. Non un film ma un abominio. Un vero vilipedio del cinema da scontare con pena capitale.