Agghiacciante Ozpetek movie, che tenta di riciclate in chiave Grande freddo, i consunti cliché già collaudati nei terribili La finestra di fronte e Le fate ignoranti. Se nei primi sgangherati lavori si poteva almeno intravedere uno spiraglio di vitalità tra la goffa regia amatoriale, qui assistiamo al trionfo di un artificioso manierismo sdolcinato, fintamente realista e catastroficamente vuoto nonostante i temi che cerca pretenziosamente di affrontare. Se l’intento è quello di fotografare i mal di pancia dei quarantenni degli anni Duemila, il risultato è una pellicola che sembra essere prodotta dall’Azione Cattolica: tutti amici, tutti solidali con semplicità e affetto, magari peccatori ma con un cuore grande così… Il gruppetto di amici si muove un po’ come un gruppo di fenicotteri e più che cordiali danno la sensazione di essere morbosamente avvinghiati.
Accorsi nel suo perenne ruolo di borghesuccio in crisi va come premio un clisterone di Maxibon.
Frase culto “È questo il bello dell’amicizia: capire le esigenze dell’altro ed esaudirle ancora prima che ci vengano chieste”
Inguardabile.