Opera chiave del Free Cinema inglese, Together segna l’approdo di Lorenza Mazzetti, regista e scrittrice italiana trapiantata a Londra, a una forma di cinema poetico e radicalmente personale, capace di fondere osservazione sociale, lirismo visivo e inquietudine esistenziale. Girato nel 1956, in uno splendido e sporco bianco e nero, il film è ambientato nell’East End londinese, tra i vicoli, i mercati e le fabbriche di un proletariato urbano colto nella sua dimensione più anonima e ferita.
La regista racconta la vita quotidiana di due operai sordomuti, interpretati da Michael Andrews (pittore) e Eduardo Paolozzi (scultore), figure reali del milieu artistico britannico di quegli anni, che qui diventano corpi simbolici: presenze silenziose in un mondo che parla troppo.
Il film è privo di trama e senza dialoghi: la narrazione è affidata esclusivamente al tessuto sonoro dei rumori urbani, alle canzoni di strada, al brusio del pub, che diventano la colonna acustica di un realismo visionario. Mazzetti costruisce un resoconto anarchico e compassionevole di due vite immerse nel caos della metropoli industriale, in cui l’alienazione si mescola al gioco, e il quotidiano assume i contorni di una tragedia lieve ma inesorabile.
Pur collocandosi per cronologia e temi nel movimento del Free Cinema, Together ne sovverte i presupposti stilistici: al montaggio frammentario e ai primi piani della Nouvelle Vague preferisce la fluidità del piano-sequenza, la stabilità del campo lungo, una composizione geometrica e sorvegliata dell’immagine. Le inquadrature, studiatissime, rimandano a un senso quasi pittorico dello spazio, mentre le carrellate laterali e i tagli angolati evocano una libertà visiva che ricorda Jean Vigo, ma con una malinconia più asciutta, più britannica.
Il risultato è un film liminale: a metà tra il documentario e la parabola, tra il neorealismo e l’avanguardia. Giocoso e frenetico, ma percorso da una tensione tragica, Together osserva il mondo dal punto di vista degli esclusi e ne registra l’eco muta: quella di chi esiste senza poter parlare, di chi partecipa senza essere davvero incluso.
Oggi il film conserva un potere intatto: nella sua economia visiva, nel suo rigore poetico e nella sua pietà senza sentimentalismo, Together appare come un piccolo miracolo di libertà e disperazione, una delle opere più pure e misconosciute del dopoguerra europeo.
Da recuperare assolutamente.
David Pacifici